Chi ha scoperto gli antibiotici?

Nelle schermaglie tra prodotti naturali e non, gli antibiotici rappresentano un’ambiguità insanabile: nascono grazie alle guerre acerrime tra muffe, funghi e batteri ma sono da sempre cooptati da big-pharma e pertanto malvisti dai puristi del naturale. Questi ultimi -ma anche i farmacologi dalla mente aperta- potranno condividere interessi in questo articolo.  In breve, da analisi forensiche su alcuni scheletri nubiani d’epoca faraonica, si è verificata la presenza di tetraciclina in dosaggi compatibili con una somministrazione prolungata di tipo terapeutico ed in grado di giustificare la minore incidenza di infezioni ossee rispetto alle zone circostanti.  Vuoi vedere che sulle rive del Nilo, come suggeriscono gli autori, qualche guaritore o qualche mastro birraio aveva trovato il modo di produrre una bevanda fermentata con un additivo speciale e si era accorto che faceva guarire le persone?

Anche se la notizia sta girando come se fosse senza precedenti, in realtà rappresenta un tassello di conferma ad una serie di ricerche (e polemiche) che si protraggono da vent’anni giusti e nate con questo articolo apparso su Science (in pdf) ed approfondita con indagini etnografiche, che hanno portato a descrivere bevande fermentate lontane parenti di quella che attualmente definiamo “birra”. Le tetracicline infatti vengono prodotte da ceppi di Streptomyces che possono essere presenti sui cereali coltivati alle condizioni ambientali dell’alto Egitto e che a determinate condizioni possono prevalere su altri microrganismi durante la fermentazione, accumulando antibiotici nel prodotto finale. Le tetracicline inoltre presentano l’effetto collaterale (che stavolta gioca a favore) di accumularsi in denti ed ossa e le analisi recenti confermano che quella tetraciclina si è accumulata all’epoca, quando ancora i legittimi proprietari erano in vita e non post-mortem a causa di una contaminazione da parte di ceppi di Streptomyces. La definizione più precisa dei dosaggi inoltre conferma l’ipotesi di un uso alimentare, prolungato e compatibile con l’uso non ricreazionale della “birra” dell’epoca e tale da essere considerato come voluto: chi assumeva quel cibo-farmaco sapeva che giovamenti poteva trarne.

Tuttavia, la nascita della prima bevanda antibiotica consapevole sarebbe in realtà frutto del caso e della buona sorte degli abitanti delle zone più densamente popolate. Gli Streptomyces popolano preferibilmente i suoli e potrebbero essersi accumulati nei cereali stoccati nel vasellame di fango secco, usato nella zona da mercanti e produttori. La contaminazione sarebbe quindi il frutto inconsapevole (ma consapevolmente sfruttato) di una pratica durante la fase di post-raccolta e commercializzazione. Nelle popolazioni più tipicamente rurali dedite ad un consumo più immediato infatti, le tetracicline non sembrano essere presenti ai medesimi livelli.

Oltre all’aspetto affascinante dell’intreccio tra discipline differenti ed all’ovvia curiosità della notizia, la conferma dovrebbe far riflettere sui saperi orfani e sulle informazioni tradizionali mandate alla discarica perchè considerate unfashionable: se questo vantaggio legato ad una pratica terapeutica tradizionale fosse stata compresa o almeno tramandata in qualche modo ai posteri della rivoluzione scientifica, avrebbe potuto anche anticipare di quel poco la disponibilità di farmaci salva-vita come gli antibiotici. Che è invece avvenuta meno di cento anni fa, sempre per caso.