La vaniglia sul boomerang

In primavera ho avuto la fortuna di visitare la serra tropicale dell’Orto Botanico di Padova, in cui vengono cresciute con cura numerose piante di vaniglia dagli effimeri fiori, amorevolmente fecondati a mano in ossequio ad una tecnica messa a punto nell’orto patavino a metà ottocento. I frutti di Vanilla planifolia, per storia commerciale, migrazioni forzate dall’uomo, complessita chimica dell’aroma e per il complicato meccanismo biologico, chimico e culturale con cui lo si ottiene, sono da sempre sinonimo di fascino e di valore . Entrambi elevati, entrambi causa ed effetto di ricchezza e notorietà, con annessi e connessi di speculazioni, ricerca di alternative a basso costo ed ampie fluttuazioni di prezzo che tuttavia raramente beneficiano la base della piramide produttiva, come altre volte raccontato. Attualmente, in alcune zone di produzione della vaniglia è in corso una seria crisi che colpisce soprattutto i piccoli produttori a conseguenza della volatilità dei prezzi.

CNN ha dedicato spazio alla situazione attuale del mercato della vaniglia con un report da uno dei centri elettivi di produzione, il Madagascar. La situazione non è rosea per il maggior produttore mondiale e buona parte dei problemi sembra essere eredità di un successo recente: condizioni climatiche avverse e calo della produzione hanno determinato nel 2003 una grande impennata dei prezzi al dettaglio. Questo ha indotto l’ingresso sul mercato di altri paesi produttori, sia in Africa che in Asia, che possono spesso contare su canali commerciali più solidi ed infrastrutture più efficienti, sebbene il loro prodotto sia ritenuto qualitativamente inferiore a quello malgascio. Più vaniglia disponibile, però, uguale crollo dei prezzi e questo ha scatenato l’ennesima corsa al ribasso sul mercato degli aromi, con limature consistenti che a quanto pare vengono fatte ricadere sul prezzo garantito ai produttori, che spuntano attualmente circa un euro al giorno per la loro quotidiana opera di fecondazione manuale dei fiori.