Siamo equobio, oltre alle piante c’è di più

rrerrPiluccando la rassegna stampa sulle essenze apparsa oggi sull’ottimo Aromaconnection, l’occhio mi è caduto sul link a What Do Ethical and Sustainable Mean to Today’s Beauty Consumer? , un documento di tre pagine pubblicato su GCIMagazine, rivista destinata al lato business della cosmesi. Sebbene confezionato anche per promuovere (ma con lecita trasparenza) la presenza delle aziende citate ad una fiera, il report fornisce un interessante punto della situazione presso le grosse marche e descrive alcuni punti chiave nella difficile quadrangolazione cliente consapevole-azienda attenta-prodotto equo-prodotto sostenibile.

Molte aziende, anche e soprattutto quelle grosse, si avvicinano a questa tipologia di prodotti e tuttavia mancano di competenze precise in termini di sostenibilità ambientale e sociale, hanno un know-how molto limitato riguardo al significato profondo del fairtrade e delle differenze di approccio rispetto al commercio tradizionale. Spesso inoltre hanno una tradizione consolidata in termini di formulazioni cosmetiche e gestione dell’energia.  Devono quindi letteralmente imparare a fare le cose in maniera diversa, imparando che non basta usare certi ingredienti, ma sposare un’intera filosofia di gestione della filiera, dai rapporti coi produttori sino a quelli coi consumatori.

Il suggerimento che arriva è che chi lavora con maggiore attenzione e professionalità può posizionarsi meglio sul mercato, ovvero raccoglierne i frutti più grossi solo conquistando la stima di consumatori altamente critici. Per fare questo però è indispensabile un accurato monitoraggio e tutoraggio da parte di chi nel settore eco-bio ed in quello fair trade ha più esperienza, ma spesso manca a sua volta di una conoscenza adeguata delle affilate armi del marketing e della gestione di scala: certificatori, ONG, movimenti del commercio equo e solidale. Quello tra il grande mondo industriale e piccole realtà fair trade è un matrimonio che s’ha da fare e se non lo si fa in questa temperie non si fa più; è da scoprire se durerà e se gli sposi riusciranno a contribuire in parti uguali alla costruzione della casa nuova. In fondo, la situazione nella cosmesi eco-bio è simile a quella descritta da Weissbach quando parla del chi e del come nel commercio equo.