Santi Licheni

I licheni sono specie simbiontiche, cooperative biologiche nate dalla stretta collaborazione tra alghe e funghi, probabilmente derivata dall’evoluzione di una parassitosi. Sono longevi, spesso centenari, crescono lentamente e questo li obbliga a difendersi da e competere con altri microrganismi con cui spartiscono habitat e nicchie ecologiche particolarmente ostili (temperature rigide, stress ambientale elevato, scarsità di nutrienti). Questo li ha portati a sviluppare composti difensivi specializzati nella difesa ed offesa verso microrganismi di vario tipo e tra i più efficaci a riguardo si trovano i derivati dibenzofuranici. Noi, da bravi approfittatori, ci limitiamo ad utilizzare per i nostri scopi queste sostanze, tra cui una delle più facili (o meno difficili) da recuperare è l’acido usnico. Il nome non individua una singola struttura molecolare in quanto gli estratti meno purificati sono caratterizzati da una miscela di più isomeri ed enantiomeri, tra i quali il più efficaci come antimicrobici sono gli acidi (+)- e (-)-usnico.

Uno di questi tuttavia è particolarmente rilevante per il suo uso come conservante funzionale in fitocosmesi ed è l’acido usnico, di cui sono disponibili due esaustive review (pdf numero uno e pdf numero due) datate 2002 che coprono caratteristiche salienti ed usi possibili (non solo cosmetici) della sostanza che viene dal freddo, spiegando come in realtà si tratti di una molecola dall’impiego più comune di quanto non si creda. L’utilizzo dell’acido usnico è limitato all’uso come conservante cosmetico o al massimo come ingrediente funzionale per prevenire aggressioni fungine della pelle ma non si estende all’ambito medico-terapico (fatte salve frequenti eccezioni non sostenute da evidenze sperimentali solide) ed i trial clinici disponibili sono pochissimi. Sebbene i due isomeri non presentino uguale efficacia, per entrambi l’azione è limitata ai batteri Gram+ ed agli anaerobi, mentre risultano inattivi sia nei confronti dei Gram- che verso lieviti e funghi, a meno di modifiche. Questo va tenuto in conto da parte dei formulatori, in quanto offre una copertura antimicrobica solo nei confronti di categorie specifiche ed in diversi casi ha indirizzato l’utilizzo del nostro acido nella preparazione di deodoranti, dato che proprio i batteri Gram+ sono tra i principali cause dello sviluppo di cattivi odori corporei. Sebbene le indicazioni nei confronti di patogeni fungini siano scarse e poco rilevanti sono comunque presenti in commercio creme a base di acido usnico per il trattemento topico di infezioni cutanee (Tinea pedis ad es.).

Come ingrediente funzionale i risultati disponibili offrono garanzie nel controllo della placca batterica orale già all’1% in formulazioni destinate alla prevenzione delle carie, dentifrici inclusi, in quanto soprattutto l’acido (+)-usnico garantisce una inibizione selettiva a carico di Streptococcus mutans, uno dei principali agenti eziologici delle carie dentali. L’impiego come conservante cosmetico è suffragato da alcune evidenze sperimentali la cui applicabilità può interessare anche applicazioni non industriali ma artigianali. Ad esempio estratti glicolici di lichene standardizzati al 10% in acido usnico sono risultati efficaci come conservanti in creme cosmetiche idratanti, sebbene in commercio siano disponibili in genere estratti di solito idroalcolici con un titolo inferiore, attorno al 5%. Un plus del suo impiego, non ancora approfondito a pieno ma interessante è quello della possibile azione antinfiammatoria mendiante inibizione della sintesi delle prostaglandine, attivatori della cascata infiammatoria acuta ma soprattutto cronica.

Un valore aggiunto che in cosmesi è sempre ritenuto pregiato. Come molti principi attivi isolati usati come ingredienti in cosmesi, molto è stato fatto per aumentare efficacia e stabilità dell’acido usnico. Pur trattandosi di pratiche non sempre accettate dai sostenitori della fitocosmesi kosher, migliori risultati si sono ottenuti grazie a trattamenti con trietanolammina, vari tipi di idrazidi o complessazione con rame. Quest’ultima in associazione con acido undecilenico è in grado di aumentare considerevolmente l’azione antimicotica, come nel caso di Tinea pedis; in generale le informazioni sull’azione contro funghi patogeni sono tuttavia abbastanza datate. Per contro altri tipi di trasformazioni della struttura chimica dell’acido usnico si sono rivelate infruttuose. Le proiezioni d’impiego nell’ambito più medico-terapeutico, come accennato, sono minori. Una riguarda l’applicazione topica in caso di Papillomavirus genitale come coadiuvante la riepitelizzazione a seguito delle lesioni causate dalla radiochirurgia.

Sussiste qualche problema di reperibilità: l’acido usnico è estraibile solo da alcuni generi di licheni (Usnea, Cladonia, Evernia, Lecanora, Parmelia, Ramalina) con una resa massima che non supera il 6% nel genere più ricco, Alectoria. Non esistono altre fonti nel Regno Vegetale. Il lichene d’Islanda (Cetraria islandica), uno dei licheni più comunemente reperibili in erboristeria non contene quantità significative di acido usnico, per cui non è da considerare come fonte adeguata di conservanti, nonostante i vari riferimenti presenti su internet. Dato il lento sviluppo e le condizioni particolari di crescita dei licheni la loro produzione industriale è complicata, difficilmente sostenibile dal punto di vista economico e ci si limita alla raccolta spontanea di risorse forestali, fattore che attualmente limita il diffuso utilizzo dell’acido usnico su grande scala. La specie più utilizzata come fonte di acido usnico da destinare all’uso cosmetico e farmaceutico è Usnea barbata, in quanto offre la migliore combinazione tra contenuto in principio attivo, facilità di crescita e produzione di biomassa con un picco di produzione tra inverno e primavera. Come sempre in questi casi il tema del rapporto tra volumi di consumo e sostenibilità è critico e va tenuto presente sia nel prezzo del prodotto finito che nella sua promozione commerciale in assenza di un piano di gestione delle risorse naturali.

L’acido usnico ha anche un utilizzo “extracurricolare” nel controllo del peso corporeo da parte dei maniaci del body-building, presumibilmente dato da una interpretazione estremamente letterale di alcuni studi sull’inibizione esercitata dall’acido usnico a carico di enzimi coinvolti nel metabolismo lipidico (e da una deriva farmacocentrica basata sull’esaltazione del superfluo). I dosaggi segnalati in maniera del tutto estemporanea ed empirica su vari forum ed anche inseriti in alcuni prodotti commerciali come il famigerato Lipokinetix (fortunatamente ritirato dal mercato per le sue multiple tossicità, qui un pdf che riassume la vicenda) risultano totalmente al di fuori dei limiti di sicurezza tossicologica ed esiti infausti di epatotossicità fulminante non mancano. I dosaggi topici previsti dagli impieghi cosmetici citati in precedenza sono invece da considerarsi sicuri, così come lo è il quadro dermotossicologico dato che i patch test effettuati con l’acido usnico sono risultati negativi anche in soggetti con ipersensibilità ai licheni (e causata da altre sostanze).

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A review on usnic acid, an interesting natural compound
Moreno Cocchietto · Nicola Skert · Pier Luigi Nimis Gianni Sava
Naturwissenschaften (2002) 89:137–146

Lichens are a world-widespread consortium of fungal and photosynthetic partners. Usnic acid is one of the most common and abundant lichen metabolites, well known as an antibiotic, but also endowed with several
other interesting properties. This review summarises the most relevant studies on usnic acid, focusing on a number of biological activities in different fields. On the basis of the existing literature, usnic acid seems to be an exclusive lichen product. No synthetic derivatives more effective than the natural form are known. Both the (+) and (–) enantiomers of usnic acid are effective against a large variety of Gram-positive (G+) bacterial strains, including strains from clinical isolates, irrespective of their resistant phenotype. Of particular relevance is the inhibition of growth of multi-resistant strains of Streptococcus aureus, enterococci and mycobacteria. The (+)-usnic acid enantiomer appears to be selective against Streptococcus
mutans without inducing perturbing side effects on the oral saprophyte flora. On the other hand, the (–)-usnic acid enantiomer is a selective natural herbicide because of its blocking action against a specific key plant enzyme. Other recognised characteristics of usnic acid are ultraviolet absorption and preserving properties. The toxicology, the in vitro anti-inflammatory effects and the mechanism of action of usnic acid need to be investigated in greater detail in order to reach clinical trials and to allow further applications. Furthermore, more research is needed to make possible intensive lichen culture, in order to produce large quantities of lichen substances for pharmaceutical, cosmetic and agricultural purposes. Some biological aspects, i.e. the possible biological roles of usnic acid, are discussed.